Escursione in moto nel cuore dell’Umbria, da Rasiglia a Cascia

Emanuele Persiani

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Prendete il foliage autunnale, mettetelo su strade che seguono dolcemente i pendii delle montagne, aggiungeteci borghi dal fascino incredibile, vallate che cullano boschi, il profumo dell’inverno e i sapori di una terra dalle tradizioni contadine.
Ed eccovi servito uno splendido itinerario moto in Umbria.

Siamo in Valnerina, una zona la cui formazione e storia è stata da sempre strettamente legata all’acqua e agli interventi dell’uomo per governarla. A partire dai romani che canalizzarono i fiumi per portare l’acqua nella valle, ai trecento siriani che si rifugiarono qui per scappare dalle persecuzioni bizantine, i cui due santi Felice e Mauro sconfissero il drago delle paludi oggi simbolo di Terni. Portarono nella Valnerina anche la cultura monastica orientale, fondando abbazie e monasteri e affiancando alla meditazione l’opera di bonifica, facendo nascere così la famosa regola ora et labora ripresa da San Benedetto.
Da allora la storia e la vita di questi borghi è stata, ed è tutt’ora, legata all’acqua: dai vecchi mulini alle moderne centrali idroelettriche, dalle coltivazioni alle attuali aziende di acque minerali, dalle sorgenti d’acqua ai bagni termali… fino al rafting!

La Valnerina, terra dei borghi più belli d’Italia. Nella foto, Preci.

Un silenzio quasi irreale interrotto solo dal rumore del fluire dell’acqua. E’ in questa atmosfera incanta che ci svegli Rasiglia, un borgo medievale disposto ad anfiteatro, dominato dall’antica rocca. Canali, mulini, piccole cascate, ponticelli, una vasca a fare da piazza, la fragorosa sorgente di Capovena, stradine strette e ripide che si inerpicano tra le poche case, le rovine del Castello di Morro: sembra un luogo creato apposta per un film, tanto suggestivo da non sembrare vero. Un silenzio quasi irreale interrotto solo dal rumore del fluire dell’acqua. E’ in questa atmosfera incanta che ci svegli Rasiglia, un borgo medievale disposto ad anfiteatro, dominato dall’antica rocca. Canali, mulini, piccole cascate, ponticelli, una vasca a fare da piazza, la fragorosa sorgente di Capovena, stradine strette e ripide che si inerpicano tra le poche case, le rovine del Castello di Morro: sembra un luogo creato apposta per un film, tanto suggestivo da non sembrare vero.
Invece esiste davvero e la sua storia inizia nel 1300, ma bisogna aspettare un secolo circa affinché Rasiglia diventi un polo industriale per l’epoca, proprio grazie all’abbondanza di acqua intorno alla quale nacquero mulini e opifici tessili. Nel 1600 il borgo è un ricco centro produttivo, un luogo di benessere anche grazie al fatto di essere punto di passaggio lungo la Via della spina, la strada che collegava Roma alla Marca Anconetana, e nel 1800 conta due lanifici (oggi si può ammirare ancora un telaio originale dell’epoca), otto mulini, quattro banche ed un ufficio postale. É dopo la Seconda Guerra Mondiale che inizia il declino del paese, dovuto al trasferimento delle azienda nella vicina e più economica Foligno. Nel 1980 chiude l’ultima azienda nel borgo mentre con il terremoto del 1997 inizia lo spopolamento del paese, che oggi conta circa 50 abitanti.
Ma Rasiglia, invece di arrendersi al suo declino, ha alzato fieramente la testa, si è aggiusta e ristrutturata, ed oggi è più bella che mai. Uno di quei borghi in cui vale assolutamente la pena fermarsi e magari fare una visita guidata insieme a Rasiglia e le sue sorgenti, che racconteranno il borgo tramite la sua storia e i suoi aneddoti. É un borgo bello tutto l’anno grazie alle sue peculiarità, ma dal 26 dicembre al 6 gennaio diventa teatro di uno dei presepi viventi più belli dell’Umbria… e come potrebbe essere altrimenti con uno scenario del genere?

Rasiglia, scorcio.

Percorrendo un breve tratto di strada – tutta asfaltata, larga e comoda – da Rasiglia si arriva a Sellano, un paese pesantemente colpito dal terremoto del 1997 prima e quello del 2016 poi, sede delle sorgenti dell’acqua minerale Fonte Tvllia, una sorgente speciale poiché l’acqua sgorga direttamente dalla roccia a 566 m.s.l, caratteristica che garantisce purezza e igiene, poiché – anche grazie alla portata erogata dalla corrente di 30 litri al secondo – richiede un intervento umano quasi nullo. Sellano fu fondata dai romani nel 84 a.C. come vicus (un aggregato di case rurali e terreni). Il nome deriva dal suo fondatore, Lucio Cornelio Silla, che qui trovò rifugio insieme ai suoi seguaci durante la Battaglia di Spoleto.
La sua posizione strategica l’ha resa una cittadina contesa fin dai tempi dei Longobardi. Passò sotto diversi domini e il suo castello fu uno dei primi ad essere edificati in Umbria. nel 1300 si ribellò a Spoleto insieme ai paesi vicini, ma non furono abbastanza forti da vincere e così dopo due secoli di lotte, nel 1523 trovarono la pace e da allora vive come terra del Circondario di Spoleto.
Dopo il terremoto il borgo antico è praticamente disabitato e in parte ancora in ristrutturazione, ma non manca di bellezza, grazie al cinquecentesco Palazzo Comunale, la Chiesa di San Francesco (ora chiusa per ristrutturazione dopo aver subito pesanti crolli nel terremoto del 2016), la chiesa di Santa Maria che custodisce le spoglie del Beato Jolo patrono del paese, le mura medievali e la bellissima vista sui verdi dintorni della Valle del Vigi.

Lasciatoci Sellano alle spalle si giunge presso quello che viene definito “l’archetipo dei borghi collinari italiani” dall’architetto statunitense Norman Carver: Postignano, un piccolo gioiello adagiato sul pendio della montagna. 
Un borgo la cui storia contrastata parla di battaglie, isolamento, ma anche miracoli, come quello avvenuto con il terremoto del 2016, quando il borgo non ha subito nemmeno una crepa.
È una storia che parla di un luogo abbandonato e in declino riportato a nuova vita e nuovo splendore, anche se ci sono voluti tanti anni di lotte con la burocrazia: nel 1987 era solo un borgo decadente, ma una ditta ha deciso di comprarlo e rimetterlo a nuovo. Le difficoltà sono state tante e solo dopo 10 anni sono riusciti a concludere l’acquisto. Appena iniziati i lavori però ci fu il terremoto, quello che nel 1997 scosse il territorio distruggendone una gran parte.
La ditta non si arrese, anzi si rimboccò le maniche e continuò i lavori che durarono vent’anni. Oggi il borgo, riaperto dal 2014 e già segnalato tra i borghi più belli d’Italia, è un gioiello, un ristorante e un albergo diffuso con le camere ricavate in quelle che prima erano le case di chi qui viveva.

Sellano.

Finalmente il viaggio giunge nel cuore della Valnerina: a Triponzo, frazione di Cerreto di Spoleto e fondato anch’esso dai romani,– il cui nome deriva da Tripontium, “tre ponti” – è noto soprattutto per le sue terme di cui gli stessi romani usufruirono (ne parlava addirittura Virgilio nell’Eneide).
Fondati nel 1887 e poi inattivi per oltre quarant’anni, i Bagni Triponzo hanno ripreso la loro attività a giugno del 2016. Costruiti sopra gli antichi bagni romani proprio accanto al fiume Nera, circondati da foreste e monti, sono oggi le terme più grandi dell’Umbria. Qui relax è la parola chiave, tanto che perfino al ristorante (il Ristorante Acquaforte, dove si mangia davvero bene) si va in accappatoio.
Le sue acque sono definite un “rimedio eroico per tutte le malattie della pelle” perché ricche di sali minerali, zolfo e magnesio. Mantengono una temperatura costante di 31° tutto l’anno e si può restare a bagno tutto il tempo che si vuole perché non provocano la vasodilatazione che abbassa la pressione.

I bagni di Triponzo.

Da Triponzo, percorrendo la Valnerina e la suggestiva strada panoramica che la caratterizza si giungerà a Cascia, perla dell’Umbria. Un borgo divenuto icona della cristianità e delle eccellenze gastronomiche: dalla Basilica di Santa Rita allo Zafferano Purissimo passando per il tartufo, il farro ed i rinomati salumi, Cascia saprà stupirti per l’unicità del suo territorio.

Scopri gli hotel della Valnerina, nei pressi di Cerreto di Spoleto e dintorni


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