Novembre in Umbria, 5 cose da fare a Cascia

Paolo Aramini

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…L’Umbria è un mondo intero, un continente, non una piccola regione d’Italia. Qui il tempo ha un ritmo differente perché tutti gli orologi segnano l’eterno e l’infinito…”
Vittorino Andreoli

A tutti piace viaggiare, ma in pochi sanno che fa bene alla salute e alla mente. Lo dicono studi di psicologia e scienze, che hanno scoperto che viaggiare migliora moltissime abilità personali e velocizza processi di apprendimento complessi. Viaggiare aiuta a evolvere, a crescere come persone e migliora l’umore. Per questo, ecco 5 cose da fare a Cascia durante il tuo viaggio alla scoperta dell’Umbria:

Scoprire il Tempio Romano di Villa San Silvestro

Tra il 1920 ed il 1930 gli scavi condotti al di sotto della Chiesa di Villa San Silvestro fecero riemergere il podio ed alcuni elementi architettonici del monumentale tempio romano di cui abbiamo parlato nelle righe precedenti. Nonostante la sua importanza storica per la comprensione del territorio, questo luogo fu per lungo tempo dimenticato, finché negli anni Ottanta le ricerche condotte sul posto dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici per l’Umbria portarono alla luce alcune colonne in laterizio di un portico alle spalle del tempio. Gli scavi sono poi ricominciati nel 2003, sotto la direzione scientifica del prof. Filippo Coarelli dell’Università di Perugia.

Un’iscrizione del II secolo a.C. attesta la presenza del culto del dio Terminus, divinità prettamente romana che preserva e difende limiti e confini.

Ripercorrere le orme della Beata Madre Fasce

Se oggi possiamo vedere Cascia così com’è, lo dobbiamo principalmente all’instacabile operato della Beata Madre Fasce che è stata Badessa del Monastero per 27 anni. Anche se la Madre ha un’anima contemplativa e desiderosa di silenzio e solitudine per far posto solo a Dio, il suo nome è legato ad opere concrete che hanno cambiato il volto alla città di Santa Rita: la Basilica, l’Alveare, la Casa del Pellegrino (oggi Hotel delle Rose), il Seminario di Sant’Agostino (oggi, Ospedale), la Casa per i Confessori,e l’ampliamento del viale del Santuario. La malattia riserva al corpo estenuanti sofferenze, ma il suo spirito resta sempre pronto all’azione. Chiude gli occhi alla terra, per aprirli alla vita eterna, il 18 gennaio 1947. Oggi, la Beata Fasce riposa nella Basilica Inferiore di Santa Rita.

Il processo ordinario diocesano per la beatificazione inizio nel 1968. Il 12 Ottobre del 1997 la Madre Fasce più nominata “beata” da Giovanni Paolo II.

Ammirare la Chiesa di Sant’Agostino

Domina la città, poiché eretta sulla parte alta di Cascia in prossimità dell’antica rocca, con annesso convento, la Chiesa di Sant’Agostino. Costruita agli inizi del Trecento su un oratorio eremitico dedicato a San Giovanni Battista, rappresenta uno dei simboli spirituali e culturali della città.  La chiesa presenta al suo interno opere lignee quali la Madonna, vestita, con Bambino in un sontuoso baldacchino barocco in legno dorato (sec. XVIII). Sospeso sull’altare maggiore, un’imponente Crocifisso policromo quattrocentesco. Nell’abside, un tabernacolo dipinto settecentesco e il severo coro ligneo.

La facciata della Chiesa di Sant’Agostino, realizzata per opera dei maestri comacini, è rivestita in cortina e munita di timpano, con motivi floreali che decorano la cornice

Degustare una sfiziosa zuppa di Roveja

Questa è la storia di alcuni piccoli semi colorati, di due donne tenaci e di un barattolo di vetro. Umbria, Civita di Cascia 1998: Silvana e Geltrude mentre riordinano la cantina della casa ricostruita dopo il terremoto del ’79, trovano un polveroso barattolo di vetro pieno di semi colorati. Sono rossi, verdi, marroni e neri, insieme a un foglietto sbiadito dal tempo con scritto a matita un nome misterioso: ”roveja”. Trattasi di un legume che sboccia sulle alture dell’Appennino Centrale, tra i proverbi degli alberi ed i misteri della montagna, per unirsi senza indugio al “bouquet” delle eccellenze gastronomiche umbre. Ed è proprio lo spirito selvaggio a rendere ancora più accattivante la roveja, piccolo ed eroico legume divenuto presidio Slow Food e sopravvissuto grazie a Silvana e Geltrude allo scorrere del tempo.

Con ogni probabilità la roveja proviene dal Medio Oriente. Di certo in Europa è conosciuta dall’era preistorica e rappresentava la base dell’alimentazione umana nel Neolitico insieme alla lenticchia, all’orzo e al farro.

Fare trekking alla scoperta dell’Altipiano di Avendita

In questa zona a cavallo tra Cascia e Norcia, tra i 700 ed i 900 metri di quota, il viaggiatore scoprirà il paesaggio autentico della Valnerina, dove ciò che la natura ha creato è stato in maniera sapiente modellato dall’uomo.Solvit deambulando, recita così un antico adagio latino, tutto si risolve camminando, passeggiare sull’Altopiano di Avendita per le antiche mulattiere, andare in cerca di funghi e piante selvatiche in mezzo al bosco, scoprire il ciclo della vita dei campi o dedicarsi ad uno dei tanti sport, sono alcune delle tante occasioni per rigenerare il corpo e la mente in Valnerina.

A pochi passi dai centri abitati che dominano l’Altipiano di Avendita si possono avvistare le quaglie e le lepri, l’Istrice, il Gatto selvatico, il Cinghiale e ormai anche il Capriolo.

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